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LE JUNGO-VIE
Sono le direttrici sperimentali per "jungo in provetta"
20/4/2014

“JUNGO-VIE”

 

Il mezzo più concreto per trasmettere intuitivamente l’idea di jungo nel territorio è, semplicemente, allestire un micro-ambiente jungo.

Occorre:

  1. “inculturare” un territorio con un sufficiente grado di informazione sulla tecnica dell’ “imbarco-a-vista”;

  2. individuare una direttrice adatta (la “jungo-via” – vedi sotto), riconoscendo gli orari di ‘piena’ entro cui circoscrivere l’esperimento;

  3. Reperire e istruire pendolari (6-7 persone), figure adeguate e ben motivate, disponibili a jungare lungo la tratta;

  4. “irrorare” la direttrice con informazione ancora più ravvicinata (fra cui cartellonistica, e volantinaggio presso i servizi gravitanti sulla jungo-via);

  5. partire con la sperimentazione: i pendolari divenuti jungonauti jungano tutti i giorni, affidandosi all’aumentata propensione all’imbarco da parte degli automobilisti della zona, raccogliendo i tempi di attesa di ciascun imbarchi e altri dati statistici.  Per loro, premio finale.

  6. eventualmente facilitare il compito degli sperimentatori mediante un coordinamento con mezzi pubblici “chiudi-pista”.

Lo scopo è multiplo:  dimostrare e misurare, dati alla mano, gli effetti di jungo a medio termine, soprattutto sui decrescenti tempi di attesa, e, a regime, sul traffico locale; visibilizzare jungo; creare un ambiente culturale adatto alla mobilità sostenibile.

 

 

COME DEVE ESSERE UNA JUNGO-VIA PER POTER FUNGERE DA AMBITO SPERIMENTALE

 

Occorre individuare una direttrice particolarmente adatta, secondo i seguenti parametri:  

1) volume di traffico abbastanza elevato;

2) scarsità di diramazioni significative;

3) possibilità di “stanghi” favorevoli (stango = postazione per jungonauta: uno slargo, un distributore, una piazzuola);

4) pendolarismo elevato; il punto di arrivo non deve essere frazionato in un numero eccessivo di destinazioni.

 

Più sono i pionieri, più avrà successo la sperimentazione e la visibilizzazione.

Elemento sussidiario non indispensabile ma ottimale è la possibilità di posizionare una decina di cartelli jungo (cm 120*160) del tipo già sperimentato: “autostoppisti sicuri e paganti”, come nella foto.

Ogni jungo-team può chiedere le grafiche di cartoline e manifesti a jungo@jungo.it, oppure può anche proporre nuove grafiche autoprodotte nel territorio. Le nuove grafiche devono essere autorizzate da jungo per assicurare un’immagine uniforme nel paese.

Le due esperienze a “Culla di Jungo” a Trento (2008), su tale falsariga, 

, nonché “Direttrice sperimentale” di Asti (2013), dimostrano che in soli due mesi i tempi di attesa si dimezzano, grazie all'effetto "abitudine". 

 

Occorrerà verificare, inoltre, in quale misura sia agevole l’imbarco libero (piazzuole, distributori, arroccamenti, spazi di sosta non utilizzati), e in quale misura sia invece opportuno intervenire con “punti di imbarco raccomandati”.

 

Punti di imbarco “raccomandati”

Potrebbe essere possibile, con l'autorizzazione dell'ente proprietario della strada (comune per le strade urbane, provincia per le provinciali), allestire “punti di imbarco raccomandati”, al triplice scopo di favorire gli imbarchi (in maggior sicurezza e visibilità), di dare un’evidenza pubblica all’iniziativa, di “normalizzare” il concetto di jungo presso ampie categorie di utenza.

Il comune di Pergine – a titolo di esempio – ha allestito punti di imbarco concomitanti con le fermate autobus, con cartelli (formato a3) agganciati alle paline del segnale “bus”.  In quel caso l'ente del trasporto pubblico ha intelligentemente autorizzato l'uso delle paline, alleandosi al sistema jungo nella comune "lotta biologica" contro la sovrappopolazione delle auto.

 

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