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articolo di Alessandra Mangiarotti
Jungo sul Corriere della Sera 5/2/13
con vignetta
08/02/2013

CORRIERE DELLA SERA  06/02/2013 - pag: 25

Il ritorno dell'autostop Le Province lanciano il «passaggio sicuro»

Una card garantisce per il viaggiatore
L'autostoppista in tempi di crisi non ha l'immaginetta di Jack Kerouac nella bisaccia e la meta del viaggio solo nella sua testa. Ha la faccia di don Gustavo Bacuzzi, 42 anni, parroco bergamasco di Adrara San Rocco che quando deve spostarsi più lontano di quanto gli consenta la sua bicicletta preferisce l'autostop a un pullman che non passa mai: «Così rispetto l'ambiente dice . Il mio record? 30 secondi di attesa». Oppure ha la faccia di Luca «Locco» Severi, ingegnere trentenne di Carpi: «Per 163 volte in un anno sono andato/tornato dal lavoro semplicemente alzando al cielo il mio pollice destro certificato». Don Gustavo Bacuzzi e Luca «Locco» Severi sono «jungonauti», seguaci di Jungo, quel modo di muoversi dentro, fuori e tra le città, facendo il cosiddetto autostop etico e responsabile: io ti dico chi sono, tu mi dici chi sei e insieme condividiamo un pezzo di strada in modo sicuro risparmiando (entrambi) soldi e rispettando l'ambiente. Per ora sono circa 1.100 gli «jungonauti» in Italia, la maggior parte concentrati a Trento e dintorni: qui è nato il primo accordo con la Provincia. Poi nel Bergamasco: 120 iscritti e anche qui la benedizione della Provincia che pure rilascia le tessere rosa. Gli altri sparpagliati tra Piemonte e soprattutto Emilia Romagna, con in testa Ferrara, Modena, Parma: la Regione invita a ricorrere a questo sistema. Gli «jungonauti» si riconoscono dal pollice destro alzato e dalla tessera rosa tenuta in bella mostra nella mano sinistra per dire: «Cerco un passaggio, sono sicuro perché certificato da Jungo e voglio pagare». Quanto? L'80-90% degli automobilisti offre un passaggio gratis. Ma le tariffe esistono e sono fisse: 20 centesimi all'imbarco, più 10 a chilometro (5 per i chilometri successivi ai primi 20). Smessi gli abiti dell'autostoppista e indossati quelli dell'automobilista, gli «jungonauti» sono riconoscibili dall'adesivo (sempre rosa) appiccicato sullo specchietto della macchina lato passeggero: «Offro un passaggio certificato e sicuro». L'idea è venuta a un avvocato ex autostoppista di Rimini: «Ho pensato al traffico (e che traffico: 32 milioni di auto su quasi 60 milioni di abitanti) come a un grande nastro trasportatore di cui tutti potevano beneficiare superando due ostacoli spiega Enrico Gorini : diffidenza&paura e asimmetria (l'autostop tradizionale offre vantaggi solo a chi "scrocca" il passaggio)». Per «normalizzare» quello che lui definisce «l'imbarco immediato» ha pensato così a Jungo (parola dove si fondono latino, inglese, tedesco e insieme il concetto di unire, essere giovani e viaggiare): «Ogni «jungonauta» ha una "card" personale con scritto nome&cognome, nick d'imbarco e numero di documento d'identità: la carta garantisce che l'autostoppista non abbia precedenti penali e permette di tracciare il passaggio e avviare eventuali istruttorie». Basta un sms e il viaggio condiviso viene registrato in un database: il messaggio inviato dall'automobilista deve contenere uno dei dati esibiti sulla Jungo card del passeggero, quello dall'autostoppista il nome o la targa di chi gli offre il passaggio. «Il messaggio delle donne che insieme alla tessera mostrano anche un nastrino rosa è "accetto passaggi solo da donne"». Jungo è nato nel 2009 per favorire la mobilità soprattutto in quelle zone dove la crisi e i tagli al trasporto pubblico hanno stimolato l'inventiva. I dati della sperimentazione in Trentino mostrano come il sistema stia lentamente prendendo piede: «Quattro anni fa uno "jungonauta" uomo che chiedeva un passaggio doveva aspettare 9,9 minuti prima di essere imbarcato (contro i 22 di un autostoppista tradizionale). Nel 2010 i minuti sono scesi a 8,7, nel 2011 a 8, nel 2012 a 6,6: come per un taxi». Luca «Locco» Severi ha vinto nel 2011 il suo record con la media di 7,6 minuti (e 560 euro di risparmio per auto e benzina). «Perché il sistema si può usare in città (un po' caotico) o sulle lunghe distanze (il car pooling organizzato ha la meglio) ma funziona soprattutto sulle medie distanze: 5-10 chilometri, tra città e hinterland, tra piccoli centri, nelle valli». Su percorsi usati abitualmente. «L'obiettivo è arrivare a "zero" minuti d'attesa», azzarda Enrico Gorini. «Ma perché questo accada deve raggiungere un numero di utenti rispetto alle auto circolanti adeguato». Duemila e 900 «jungonauti» per una città di 290 mila abitanti come Rimini, 4.900 per Trento. È stato calcolato che con un milione di utenti si risparmierebbero 7 miliardi di euro. Da qui il tam tam alla ricerca di adepti: «Tra chi crede che il viaggio insieme sia un modo per condividere un momento ma anche per risparmiare soldi e tempo rispettando l'ambiente». Luca «Locco» Severi da mesi non ha più un'auto di proprietà. Alessandra Mangiarotti RIPRODUZIONE RISERVATA

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