Jungo e la decrescita (felice)
Jungo è "solidale" e crea giustizia sociale
20/10/2006
Una “decrescita felice”
Jungo ha in se’ una potente carica ‘no-global’ (inteso come forza che contrasta lo strapotere della grande industria) e ‘glocal’ (inteso come forza diffusa sul territorio e alla portata delle comunità locali).
· esso tende a ridurre il numero delle auto circolanti, con effetti benefici sul traffico, sull’ambiente, e sulla salute;
· riduce l’importazione di derivati del petrolio, con effetti benefici sulla bilancia dei pagamenti, in controtendenza agli interessi della produzione, trasformazione e distribuzione del petrolio e di altri combustibili utilizzati nei trasporti; migliora l’economia mediante riduzione della dipendenza energetica dall’estero;
· riduce il consumo nazionale di benzina, con effetti benefici sulle tasche dei consumatori, in controtendenza agli interessi dell’industria automobilistica;
· promuove la socialità degli uomini e delle donne che si spostano, riducendo la solitudine del viaggiare moderno;
· è strumento di libertà e autonomia per anziani e persone disabili, i quali possono muoversi senza dover dipendere dalla disponibilità e volontà degli assistenti.
· è fattore di uguaglianza, perché consente una mobilità alternativa anche a chi, per marginalità geografica o sociale, non si potrebbe permettere spostamenti in auto.
Se solo il 5% della popolazione italiana userà ‘Jungo’, si avrà una riduzione del consumo di benzina non inferiore al 2,5%; agli economisti il compito di quantificare il risparmio per le famiglie e il miglioramento della ragione di scambio con l’estero.
A parte l’aspetto monetario, è innegabile che una significativa riduzione di dipendenza energetica con i paesi produttori di petrolio assume un valore geopolitico e strategico imponderabile. Non si deve dimenticare che gli studi italiani più autorevoli indicano che nei prossimi 20 anni aumenterà la dipendenza energetica complessiva del nostro paese: oggi l’Italia produce il 17% del fabbisogno, fra 20 anni produrrà solo il 13%: e questo, nonostante il piccolo aumento previsto nella produzione di energia rinnovabile (dati del Dottorato di Ricerca di Energia – Univ. la Sapienza – Roma; anno 2003).
Naturale che esista un aspetto di contrasto con la grande industria: Jungo riduce i consumi di automobile (e l’indotto collegato).
Il fatto è che adottare Jungo significa migliorare lo standard di vita senza aumentare la dipendenza da fonti energetiche. Se per qualcuno questo va contro gli interessi del paese, lo lasciamo giudicare ….
“Sviluppo sostenibile” e “sviluppo sensibile alle marginalità”
Jungo è quindi:
‘ecologica’, perché riduce l’inquinamento;
‘de-industrializzante’, in quanto riduce le produzioni legate all’automobile;
‘amica dei consumatori’, in quanto riduce il costo individuale del trasporto;
geopoliticamente interessante, in quanto riduce la dipendenza da combustibili fossili;
di alto valore sociale, perché crea un nuovo spazio di incontro per chi viaggia e apre spazi di autonomia e contatto umano per le persone anziane.
E’ infine conforme a principi di sviluppo sostenibile: La strategia Jungo favorisce l’autonomia delle persone, svincolandole da una troppo stretta dipendenza automobilistica. Chi vive in zone depresse o arretrate, come chi vive in aree marginali del pianeta, può trovare in Jungo la tecnologia appropriata per sviluppare le comunicazioni senza vendere l’anima alle esigenze e ai meccanismi della grande industria.
Nelle parole del presidente di “Glocal Forum” Uri Savir,
“glocalization means sensitivity to social interests, sensitivity to community needs, and to local cultures and languages”.
Per maggiori informazioni su Glocal Forum, vd www.glocalforum.org