Jungo e il protocollo di kyoto
30/12/2006
L’accordo per la riduzione dei gas serra, firmato l’11/12/97 da 160 nazioni
è entrato nella sua fase operativa.
Le strategie per bruciare meno combustibili fossili mantenendo una ragionevole crescita economica, sono varie e diversificate.
Tuttavia gli esperti avvertono che gli obiettivi di Kioto sono ancora troppo limitati per fronteggiare seriamente l’emergenza inquinamento.
L’Italia è forse il paese al mondo con una più alta densità di automobili rispetto agli abitanti (34 milioni di automobili su 56 milioni di abitanti).
Ci sono 39.000 decessi all’anno per malattie derivanti dall’inquinamento dell’aria (TG 21/2/05).
In base al Protocollo di Kioto, l’Italia deve ridurre le emissioni inquinanti del 15% fra il 2008 e il 2012: possibilmente, senza penalizzare l’economia.
La politica italiana della mobilità ha prodotto pochi risultati, all’atto pratico:
creazione della figura del ‘mobility manager’, incentivi all’acquisto di motorini non inquinanti, diffusione del metano, car-sharing in 25 città (al 13/12/04). In parte l’obiettivo di Kioto sarà raggiunto grazie all’acquisto di ‘certificati di credito’ dai paesi poveri: in pratica, poiché ogni paese dispone di un limite quantitativo al diritto di inquinare, è possibile comprare quote di diritti di inquinamento dai paesi più arretrati: in tal modo si possono immettere inquinanti nell’atmosfera, anche oltre la quota consentita, senza violare il protocollo.
Tutte queste politiche hanno notevoli costi e scarsi effetti, come vediamo quotidianamente nelle nostre città (velocità media di un autobus a Milano 11 km/h; a Trento: 22 km/h; velocità media di un’auto in città: 12,60 km/h – dati 1 mattina 21/11/01).
Jungo si propone di offrire una soluzione molto efficace, benchè non esclusiva e non definitiva, grazie alla riduzione delle auto circolanti che consegue alla spontanea aggregazione di passeggeri su un numero minore di auto.
Il circolo ‘virtuoso’ è il seguente:
L’aggregazione su un minor numero di veicoli determina abbassamento del traffico;
che determina:
aumento della scorrevolezza stradale
che determina:
aumento della velocità media delle auto
che determina:
ulteriore riduzione di auto in movimento
che determina fra l’altro :
riduzione globale della spesa di benzina
che determina:
minore dipendenza energetica dall’estero e miglioramento della bilancia dei pagamenti; riduzione dell’inquinamento.
Si dovrebbe anche aggiungere l’effetto sul traffico dato dalla riduzione dei tempi di ricerca di un parcheggio (riduzione possibile grazie al minor numero di auto).
Passare a Jungo significa quindi dare all’inquinamento una risposta rapida, efficace, intrinsecamente capace di agire sullo sviluppo economico e sulla qualità della vita.
Enrico Gorini
Per maggiori informazioni sul protocollo di kioto, suggeriamo il rapporto wwf