La ‘strategia della pulce’ mi sembra una di quelle idee destinate a travolgere l’inerzia di un’opinione pubblica assonnata, con la forza della sua stessa semplicità e audacia. E’ un bellissimo esempio di uso intelligente delle risorse esistenti, cioè di 'decrescita'.
Confesso che quando l’inventore me ne ha parlato per la prima volta, sul momento ho pensato all’ennesima trovata balzana e utopistica. Poi, ad un esame più attento, ho colto che la semplicità e apparente ingenuità dell’idea non erano altro che formidabili ingredienti di un possibile futuro successo. Quello di Jungo sarà anche un’obiettivo ambizioso: ma si tratta di ambizione sana.
Quando parliamo di ‘decrescita’, non additiamo un pauperismo retrogrado (anche se un certo ritorno all’essenziale è un valore fondante di Decrescita), ma facciamo nostro l’ideale di uno stile di vita più qualitativo e meno quantitativo, laddove qualità non è altro che uso intelligente delle risorse e delle cose: e quindi non corrisponde a minor ricchezza, ma casomai a una ricchezza più obbiettiva e meno virtuale, più orientata all’armonia dei rapporti fra gli individui, e meno alla creazione di quella conflittualità che contrassegna gran parte dei rapporti economici e di lavoro.
Ora, l’idea di Jungo ha dalla sua una serie di valori positivi, che coniugano l’aspetto della qualità con quello della quantità, non come valori separati e accidentalmente uniti, ma come valori che fanno corpo unico: sono cioè valori intrinseci al progetto.
Se facciamo funzionare Jungo, abbiamo per conseguenza: riduzione dei consumi di carburante, riduzione dei consumi petroliferi delle famiglie (e quindi aumento di disponibilità economica dei privati), riduzione delle importazioni di petrolio e dunque della dipendenza energetica (fra l’altro dall’area di maggior instabilità politica del pianeta), miglioramento della bilancia dei pagamenti. Il mancato introito dello stato per perdita di accise, non conta, perché si tratta di una ‘partita di giro’ (e allora dovremmo mettere nel conto il volano economico – e quindi fiscale – che nasce dalla riduzione della spesa privata per carburanti). E questi sono aspetti monetariamente valutabili.
Vi sono poi aspetti, che possiamo chiamare "qualitativi", che pur non avendo un corrispondente monetario, hanno a che fare con l’economia oppure direttamente con la qualità della vita.
Se facciamo funzionare Jungo, infatti, riduciamo l’inquinamento cittadino (fonte di gravi costi sociali, sanitari e di bilancio pubblico), liberiamo le strade da una consistente quota di traffico, liberando così le bellissime piazze e piazzette d’Italia da milioni di autovetture, creando di conseguenza nuovi spazi per la socialità e le attività umane all’aperto. Si tratta di guadagni ‘immateriali’ ma anche con oggettive consistenti ricadute monetarie.
Inoltre, cosa che personalmente mi piace molto, Jungo propone uno stile di mobilità che incoraggia la conoscenza fra le persone, che suggerisce nuovi incontri, che stimola la fiducia verso il prossimo; questo aspetto è in totale controtendenza rispetto all’individualismo e alla diffidenza che troviamo nelle nostre città, ma è proprio questo aspetto che costituisce la sfida più suggestiva di Jungo, ed è forse questo, quello che mi ha spinto ad aderire a Jungo e ad esserne ‘testimone’.
Non posso che augurare a Jungo di avere successo, e non posso che augurare a me stesso che i nuovi impegni al Ministero dell’Ambiente non mi impediscano di salire sul ‘nastro trasportatore’ di Jungo !
Maurizio Pallante